Novokemp, 2° turno 2018 (30 giugno - 20 luglio)
E se mi sono dilungata sui punti positivi, non posso esimermi dall’elencare anche quelli negativi. In primis, la pioggia. Purtroppo della pioggia non ce ne siamo mai veramente liberati per tutto il mese. Se l’anno scorso i giorni piovosi si contavano sulle dita di una mano, quest’anno forse è stato il contrario. Molte attività purtroppo sono saltate e quindi si ripiegava su attività all’interno delle casette a cui, in sincerità, non abbiamo partecipato molto. Inevitabilmente, sono stati molti i momenti di noia e in questi mi sarebbe piaciuto fare qualche gitarella come l’anno scorso. Purtroppo, a differenza dell’anno scorso, non c’era un autista designato e nemmeno qualcuno che si prendesse la briga di portarci in giro. Non ne faccio una polemica, anzi, ho visto coi miei occhi quanto la “direzione” sia stata sempre impegnata per cui portarci in giro sarebbe risultato difficoltoso. Le gite sono state compensate da piacevolissime serate in compagnia. Molto più dell’anno scorso, siamo stati coinvolti nella consueta “seconda cena” della direzione. I conti con la bilancia li abbiamo fatti una volta in Italia.
L’anno scorso, una volta rientrata in Italia
dall’esperienza a Novokemp, ero già intenzionata a volerci tornare. E così è
stato, quest’anno non più in agosto ma in luglio, con tappe prima e dopo il
camp a San Pietroburgo e Mosca.
Vorrei premettere un punto a mio parere fondamentale: la
compagnia italiana. Quest’anno eravamo solamente in 4 (quindi meno rispetto
all’anno scorso che eravamo 7 ragazze) ovvero io, Annarita, Manuel e Matteo.
Come ho già sottolineato nella scorsa relazione, io credo che la struttura del gruppo
con cui si viaggia sia il punto di partenza per qualsiasi cosa, soprattutto per
quanto riguarda le relazioni che si intrecciano nel camp. Ho notato che la
presenza maschile è stata importantissima: senza Manuel e Matteo probabilmente
non avrei legato così tanto con molte persone. E poi il fatto di essere
solamente in 4 ha fatto sì che in qualsiasi momento ci interfacciassimo con i
russi. A tavola, ad esempio, raramente eravamo seduti solo noi 4, e quindi
anche i pasti diventavano un momento di scambio linguistico e culturale.
Detto questo, riconfermo la teoria per cui la seconda
volta a Novokemp è sempre più bella. Sì, è vero, l’anno scorso era tutto nuovo,
ogni cosa era una novità, ogni cosa ci stupiva e la vivevamo con entusiasmo.
Quest’anno me lo sono goduto più a fondo per altri aspetti. Sicuramente la
lingua: in un anno ho avuto modo di migliorarla e questo ha avuto ripercussioni
positive sull’esperienza stessa al camp. Mi ricordo come l’anno scorso fossi tornata
felice ma allo stesso tempo un po’ dispiaciuta per non essere riuscita ad
approfondire al cento per cento le relazioni personali coi russi. L’anno scorso
la lingua, per quanto alla fine sia migliorata, era rimasta anche a fine
esperienza un ostacolo quasi insormontabile. Quest’anno invece sono riuscita a
dare tutta me stessa e a instaurare un bellissimo rapporto con tantissimi di
loro. Ed è questo che alla fine mi resta nel cuore, più di tutto, quest’anno.
E se mi sono dilungata sui punti positivi, non posso esimermi dall’elencare anche quelli negativi. In primis, la pioggia. Purtroppo della pioggia non ce ne siamo mai veramente liberati per tutto il mese. Se l’anno scorso i giorni piovosi si contavano sulle dita di una mano, quest’anno forse è stato il contrario. Molte attività purtroppo sono saltate e quindi si ripiegava su attività all’interno delle casette a cui, in sincerità, non abbiamo partecipato molto. Inevitabilmente, sono stati molti i momenti di noia e in questi mi sarebbe piaciuto fare qualche gitarella come l’anno scorso. Purtroppo, a differenza dell’anno scorso, non c’era un autista designato e nemmeno qualcuno che si prendesse la briga di portarci in giro. Non ne faccio una polemica, anzi, ho visto coi miei occhi quanto la “direzione” sia stata sempre impegnata per cui portarci in giro sarebbe risultato difficoltoso. Le gite sono state compensate da piacevolissime serate in compagnia. Molto più dell’anno scorso, siamo stati coinvolti nella consueta “seconda cena” della direzione. I conti con la bilancia li abbiamo fatti una volta in Italia.
Per quanto riguarda le attività mattutine, tenevo una
postazione insieme ad Annarita. Inizialmente avevamo suddiviso la mattinata tra
lavoretti di vario tipo e zumba. Poi però abbiamo gradualmente eliminato zumba
e lasciato i lavoretti. Verso la fine abbiamo anche tenuto delle lezioni di
italiano molto proficue. Non credevo che potesse interessare così tanto, eppure
alle lezioni c’era sempre tanta affluenza. Nel pomeriggio affiancavamo, come al
solito, i ragazzi russi nella gestione delle diverse postazioni di gioco. A
fine giornata c’era la consueta planërka
in cui si raccoglievano i pensieri della giornata e posso dire che finalmente
capivo, non era più un’ora e mezza di chiacchiere incomprensibili.
Delle parole vanno spese per commentare i patrioti. Erano
un gruppo di 40 ragazzi circa che avevano creato un accampamento di tende
all’interno del camp e, a mio parere, sono stati l’anima del turno. Di mattina
facevano i loro esercizi militari, mentre di pomeriggio e di sera si
mischiavano insieme agli altri ragazzi e prendevano parte alle attività in
comune. Erano sempre i più attivi e carismatici. Ci hanno insegnato a sparare e
in particolare il generale Sergej ci ha preso talmente in simpatia da invitarci
sempre nel suo accampamento. Ha persino organizzato una serata – banja tutti insieme. L’ultimo giorno si
è presentato davanti al nostro alloggio con il suo camioncino dal quale ha
trasmesso Felicità di Al Bano
invitandoci a ballare tutti insieme. Ecco, i patrioti sono veramente
indimenticabili.
Ma indimenticabili sono anche i bambini delle casette,
coi quali anche quest’anno abbiamo stretto legami fortissimi. Peccato non aver
rivisto neanche un bambino dell’anno scorso.
Che dire, anche quest’anno la tristezza al ritorno è
stata molta. Però sono tornata con la consapevolezza che lì ho lasciato degli
AMICI, i quali sono pronti ad aprire le porte delle loro case nel caso voglia
tornare a trovarli. E sicuramente tornerò. Perché Novokemp è fatto di persone
che diventano come una seconda famiglia, a cui non voglio rinunciare!
Ilaria Barluzzi (22 anni)
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