Nucleare, perché il nuovo Ispettorato nazionale sull’atomo parte zoppo
L’Isin ha il 30% del personale sulla via della pensione, ma subisce il blocco delle assunzioni nel pubblico. E rischia di non stare dietro alle autorizzazioni sul piano di smantellamento nucleare
Entro la fine dell’anno scatterà il trasloco. L’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione (Isin), la neonata autorità per la vigilanza dell’atomo in Italia, muove i primi, timidi passi. Il nuovo ufficio del demanio alle spalle del ministero dell’Ambiente segnerà in qualche modo il taglio del cordone ombelicale dell’Isin dall’istituto da cui è nato, quello per la sicurezza e la protezione ambientale, Ispra. E di cui è tuttora ospite, dall’avvio lo scorso primo agosto.
Tuttavia è un organismo gracile, l’Isin, e con il fiato corto. Dei suoi 54 dipendenti, il 30% è ormai prossimo alla pensione.
E senza un concorso pubblico che, derogando al blocco delle assunzioni
negli uffici statali, rimpolpi l’organico, l’Isin rischia di non
riuscire a gestire la mole di carte e controlli che il piano di decommissioning gli riverserà addosso. In aggiunta alla vigilanza su ogni singola attività che riguardi il nucleare in Italia.
Data: 19.09.2018
Fonte: www.wired.it
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